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Riflessi di Città

VECCHIO E NUOVO CALCIO DENTRO IL CUORE DI UNA CITTÀ

    
    
    
ORA CHE gli altissimi riflettori hanno illuminato a giorno tutte le gradinate e la vecchia scuola dei vecchi bambini, mettendo il popolo in festa;
    
ORA CHE le trombe squillano, per accendere dentro il petto il coraggio e prepararlo alle gare che incombono;
    
ORA CHE brandelli di vecchi ricordi fanno nascere sulle bocche innumerevoli miti: Cappa, Pilla, Caputo, Beldramme e tutti gli antichi “leoni”;
    
ORA CHE come anelito s’avvia roteando il furore della storia, spingendo negli animi l’orgoglio e scompaginando la paura;
    
ORA CHE il banditore percuote il tamburo per le vie quadrettate entro le mura, dove vi sono troppi disoccupati e troppi cassintegrati, eppure tanto lavoro nero;
    
ORA CHE, con più slancio, s’assapora la passeggiata lungo il corso, dove ogni giorno negozi s’aprono ed ogni giorno negozi chiudono, ma c’è poca attenzione al cliente;
    
ORA CHE il gioco del pallone tenta di tenere alto l’onore delle nostre genti, con ancora scarsa imprenditorialità e poco spirito d’avventura;
    
ORA CHE non sarebbe più tempo di festeggiare, essendosi il vecchio Zi’ Peppe, esausto e consunto, rifugiato in campagna, senza più voglia di bere e senza più voglia di ballare;
    
ORA CHE è andato via il vecchio mostro, ma s’ergono altri capannoni e si vorrebbero allontanare i timori;
    
ORA CHE si spera gli attuali campioni siano buoni al presente, non nuovi fantasmi del passato, nostalgiche storie di cui favoleggiare ai più giovani;
    
MI PIACE RICORDARE il bambino in attesa all’ingresso del campo che, al primo adulto che passava, infilava sotto il braccio la mano, per potersi lieto affacciare sugli spalti della fossa di roccia bianca dirupata, nella quale già alta si mescolava la musica agli applausi, mentre i “leoni” scalpitavano pronti alla contesa ed un piccolo cuore emozionato pompava ossigeno e sangue, agitandosi forte nel petto.


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